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Libro

Sergadi Ludovico (Quinto Settano)

Satyrae in Phylodemum Cum notis variorum,

Apud Joannem Selliba,, 1698

450,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico (Modena, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1698
Lugar de impresión
Coloniae (Lucca),
Autor
Sergadi Ludovico (Quinto Settano)
Editores
Apud Joannem Selliba,
Materia
SATIRA USI E COSTUMI ROMANI INTRIGHI DI CORTE EDIZIONI RARE, SIENA
Idiomas
Italiano

Descripción

In 12° (15x10,3 cm); CLXIV, (2) pp. Legatura coeva in piena pergamena rigida, qualche traccia di sporco. Un leggerissimo alone al margine basso del volume, ininfluente. Esemplare in buone condizioni di conservazione all'interno del volume. Seconda, non comune edizione, dopo la prima del 1696 anche se viene citata anche un'edizione del 1694, edizioni però che molti bibliografi dal Graesse, al Melzi a Benedetto Croce non prendono in considerazione come esistente, citando come prima quella napoletana del 1696, di questo celebre scritto del famoso poeta senese, conosciuto con lo pseudonimo di Quinto Settano, Lodovico Sergardi (Siena, 27 marzo 1660 – Spoleto, 7 novembre 1726). Appartenente a nobile famiglia senese, Sergadi, fece carriera nella curia romana dopo essere stato sotto la protezione dei Chigi. Fu uditore del celebre letterato, bibliofilo e poeta veneziano, cardinale Pietro Ottoboni. Intorno agli anni 90 del seicento iniziò la sua produzione letteraria dopo essere entrato, nel 1691, in Arcadia con il nome di Licone Trachio e di lì a poco divenne accademico d’onore dell’Accademia di San Luca. L'autore divenne famoso per l'opera qui presentata, 14 satire, scritte nel 1694 nello stile latino di Orazio e Giovenale, nelle quali l'autore satirizzava la società romana del tempo, mettendo in ridicolo la Curia pontificia e in particolare, presentato nelle satire con il nome di Filodemo, Gian Vincenzo Gravina, uno dei fondatori e noto come il "legislatore" dell'Arcadia. A Filodemo, si oppone nelle "Satire", Settano, personaggio che si allontana dall'opulenza e dagli intrighi della corte romana per trovare tranquillità e riflettere nel tranquillo paesaggio suburbano dell'Esquilino. La riposta di Gravina non si fece attendere. Prima attraverso l'erudito spagnolo Emmanuel Martí e poi lui direttamente lui stesso, sotto il nome attribuitogli da Sergadi, di Filodemo, attaccò le “Satyrae” criticandone la correttezza linguistica e poi, definendo l'opera del rivale come basse pasquinate scritte solo per spargere odio e veleno. In realtà lo scontro fra i due letterati non era solo linguistico e stilistico ma anche sull'apertura o meno alle nuove idee filosofiche e scientifiche. In questa edizione del 1698, sono ancora presenti ancora le satire V e VII che saranno poi, a causa dell'intervento della censura, eliminiate nelle edizioni seguenti. Dal 1701 Sergadi divenne anche consultore della Congregazione dell’Indice ruolo che ricoprì con un particolare riguardo nei confronti della cultura, permettendo la pubblicazione di opere che nessuno che aveva occupato tale carica prima di lui, avrebbe portato a stampa ed intervenendo anche, in aiuto di amici e conterranei che incorsero nell'attenzione dell'”Indice”. Scrive Tiziana Momigliano riferendosi alle Satire di Sergadi: "Satire. queste, a cui è da rimproverare la troppo impetuosa passione personale, ma di grande valore come documento della vita romana dell'ultimo Seicento, a cui l'arguzia e la varietà del tono hanno permesso di conservare intatta la freschezza" (Tiziana Momigliano in Dizionario Bompiani delle Opere, VI, p. 534). Opera non comune e di grande importanze per ricostruire la storia romana della seconda metà del seicento. Rif. Bibl.: Melzi, III, 45: "Piu' corretta delle precedenti"; Gamba, 655; Vinciana, 3142; Brunet, V, 256: "Peu commune"; Graesse, VI, I, p. 338; Cian, p. 432; Pieters, Annales des Elsevier, p. 375; Croce, "Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento", passim; Voce "Sergardi" di Luigi Fassò in "Enciclopedia Italiana", XXXI, 431. Lancetti, "Pseudonimia", p. 224. Belloni, Il Seicento, pp. 230-232.