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Libro

Oppiano Di Apamea

Oppiano Della pesca, e della caccia tradotto dal greco, e illustrato con varie annotazioni da Anton Maria Salvini al Serenissimo principe Eugenio di Savoja tenente generale cesareo.

In Firenze: nella stamperia di Sua Altezza Reale : appresso il - Tartini, e 'l Franchi, 1728,

550,00 €

Emiliana Libreria (Venezia, Italia)

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Detalles

Autor
Oppiano Di Apamea
Editores
In Firenze: nella stamperia di Sua Altezza Reale : appresso il, Tartini, e 'l Franchi, 1728
Materia
18mo secolo

Descripción

In-8 (17 cm) XVII (1) 510 (2). Marca editoriale incisa al frontespizio stampato in rosso e nero. Piena pergamena coeva. Tagli rossi. Oppiano di Apamea (in greco: ?pp?a?, Oppianòs) (Apamea (o Pella), Seconda metà II sec. d.C. – dopo il 212 d.C.?) è stato un poeta greco antico. Oppiano, nativo di Apamea, sarebbe vissuto durante il regno del dell'imperatore Caracalla. La sua opera, comunque, è spesso accreditato al più famoso in precedenza Oppiano di Corico in Cilicia (l'attuale sud della Turchia) ed è possibile che il suo vero nome non fosse Oppiano, anche se divenne noto come tale dalla confusione dei due scrittori. Ad Oppiano è attribuito, nei manoscritti, un poema sulla caccia (Cynegetica), dedicato a Caracalla, verosimilmente dopo il 211. L'opera, di 2144 versi esametri, in quattro libri, inizia, nel libro I, dopo il topico proemio, con la descrizione del cacciatore ideale, della sua attrezzatura e dei cani da caccia. Nel libro II (di vv. 628), il poeta si cimenta con la descrizione di svariati animali cacciabili con il cane: toro, cervo, antilope, gazzella, capra e pecora, elefante, rinoceronte, pantera, gatto, scoiattolo, riccio e toporagno, scimmia. La descrizione continua nel libro III, che si apre con un secondo proemio: leone, leopardo, lince, orso, asino, cavallo, lupo e iena, tigre, cinghiale, porcospino, volpe, giraffa). Infine, nel libro IV, un proemio conclusivo apre la descrizione sulla caccia ai leoni, leopardi, orsi, gazzelle e volpi). L'opera ha una sovrabbondanza di similitudini che, spesso, assumono un tono quasi grottesco e risulta, inoltre, incompiuta, arrestandosi dopo alcune informazioni sulla sagacia delle volpi; essa fu edita per la prima volta da Aldo Manuzio nel 1517 a cura di Lorenzo Lippi, insieme all'opera sulla pesca di Oppiano di Anazarbo. Una prima traduzione italiana in versi fu quella del Salvini, pubblicata a Firenze nel 1728. Sempre a questo Oppiano si deve il poema sulla caccia con il vischio, ossia gli Ixeutikà, in 3 libri, di cui resta una parafrasi in prosa composta da un certo Eutecnio in età medievale. Dedica a Eugenio di Savoia. Ottimo esemplare.